La nostra più grande avventura

La nostra più grande avventura inizia il primo aprile 2010 con il deposito della domanda per l’adozione internazionale presso il Tribunale dei Minori di Milano.
Durante il lungo e comunque tranquillo iter con i servizi sociali iniziamo a recarci presso 6/7 enti per cercare di capire meglio il funzionamento del percorso. Gli incontri, sempre in gruppo, ci descrivono uno scenario ben poco incoraggiante tra paesi chiusi, tempistiche infinite, possibili handicap dei minori adottabili e requisiti che non abbiamo (numero di anni di matrimonio, tempi di permanenza nei paesi, ecc.), da aggiungere che ci viene costantemente prospettato che, essendo prossimi ai 40 anni, il bambino non avrà un’età inferiore a 5/6 anni.
Iniziamo a preoccuparci seriamente. Nel febbraio 2011, con in mano una relazione positiva dei servizi approdiamo all’Arcobaleno, sede di Pradalunga, qui ci attende Laura Cattaneo, per un colloquio di coppia, già rimaniamo increduli di poter avere un interlocutore tutto e solo per noi.
Usciamo con un’impressione fin troppo positiva, direi spiazzante, che ci rende quasi sospettosi: “siamo giovani”, quindi possiamo diventare genitori anche di un bambino più piccolo di quello che fino ad allora ci era stato prospettato, inoltre siamo stati informati che c’è un percorso per accogliere bambini con labiopalatoschisi, con tempi di attesa abbastanza brevi. Da non credere. L’entusiasmo sale alle stelle e poi ecco, arriva la doccia fredda: un colloquio allucinante con un giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano. Siamo Inidonei. Decidiamo di fare appello, affiancata da una mia collega perché non ho la forza di affrontare tutto da sola. La Presidente dell’Arcobaleno legge il mio atto di appello e mi incoraggia a proseguire.
Ce la facciamo e dopo un anno otteniamo il decreto di idoneità, gli ostacoli burocratici in Italia non sono finiti ma non mi dilungo oltre.
Dopo aver incontrato il professor Cassisi, esperto anche per le operazioni relative alle problematiche di labiopalatoschisi, non abbiamo dubbi: daremo la nostra disponibilità.
E così, conferito il mandato, aspettiamo di partire per l’Armenia è il mese di luglio del 2012.
Il tempo non passa mai, lo sconforto si insinua sempre più, ma ci vogliamo credere! Laura continua a sostenerci e rassicurarci.
Marzo , telefonata: si parte !
A Yerevan ci aspetta la super professionale Anush con la quale a tutt’oggi siamo in contatto poiché, molto gentilmente, ci avvisa ogni volta che all’Istituto arriva un nostro pacco. Arriviamo alle 4 di notte dopo una nevicata fuori da ogni previsione che il girono prima aveva bloccato l’aeroporto. L’autista fino alle 8 non riesce a raggiungerci, finalmente ci recuperano, arriva Anush, preoccupata perché non vogliamo andare a riposare e invece le chiediamo di portarci in Istituto. E chi potrebbe dormire dopo 4 anni di attesa !!!
Arriviamo in Istituto sembra un posto fuori dal mondo, esternamente la struttura ci impressiona essendo ben lontana dai nostri standard, ma dentro l’ambiente, nella sua povertà, si rivela molto accogliente . Entriamo nella stanza e ci viene indicata la bimba più vispa, l’unica che quando ci vede si mette a piangere. Ci guardiamo e siamo felici.
Dopo una settimana di permanenza che ci lascerà il segno per l’intera vita dobbiamo tornare in Italia.
E’ stata dura stare a contatto con una decina di bambini di cui 8 non adottabili e dunque destinati a restare in Istituto. Vorrei citare quattro delle persone presenti nell’Istituto e ringraziarle perché penso abbiano fatto di tutto per garantire il meglio a nostra figlia, nonostante tutti i problemi e le limitazioni in cui operano: Sylva, Satik, Astrid e Marina, oltre alla dottoressa.
Siamo tornati a Yerevan a giugno 2014, nostra figlia camminava quasi da sola, che sorpresone ! Il primo giorno d’estate siamo arrivati a Milano in tre, con il “Sole” insieme a noi due.
Questo secondo viaggio devo dire che è stato quasi una vacanza, ci siamo goduti di più nostra figlia e anche la città di Yerevan che ci resta nel cuore, abbiamo trascorso qualche bella serata con Anush gustando l’ottima cucina Armena. Dimenticavo Kristine , che a Yerevan traduce i documenti, sempre disponibile e precisa.
La sera del 20 giugno 2014, quando la porta dell’Istituto sulla collina che domina Yerevan si è chiusa alle nostre spalle, la sensazione è stata incredibile, era come avere raggiunto la vita e la libertà, tanto mi ero immedesimata in mia figlia che nonostante i tredici mesi, non so come ma aveva capito tutto.
E’ dura, anzi durissima, prima durante e dopo, ma una esperienza che vale la pena vivere. L’adozione vi aprirà nuovi orizzonti, nuove prospettive, conoscerete realtà che cambieranno un po’ i vostri punti di vista.
Conoscerete tante belle persone. Nasceranno nuove amicizie e, soprattutto avrete dei figli meravigliosi.
E che dire, noi pensiamo che i figli dell’adozione abbiano una marcia in più, nonostante il loro bagaglio di esperienza e privazioni.
Sara & Family

A Erevan una Sala Operatoria Pediatrica Maxillo Facciale per donare salute e dignità a tanti bambini

Progetti